AFRICA,  EGITTO

Il Deserto Bianco egiziano, candida magia

Il Deserto Bianco egiziano è un tesoro geologico di rara bellezza, un miracolo della natura.

La sabbia dorata del Sahara è macchiata di polvere bianca calcarea, silenziosa testimone di un inimmaginabile passato marino, e sembra coperta di neve.

I pinnacoli di gesso, che si ergono dalle dune come giganteschi monoliti, sono stati scolpiti dall’azione erosiva del vento che ha plasmato statue dalle forme più strane. Così possiamo vedere la roccia fungo, la roccia cammello, la duck-rock e tutto ciò che si può immaginare con la fantasia, come facevamo da piccoli guardando le nuvole.

Il Deserto Bianco egiziano trasmette una forte sensazione di potenza e fragilità insieme, è un luogo emozionante, strano e unico.

Qui, alle porte del Grande Mare di Sabbia, si nascondono anche altre perle geologiche, fortunatamente ancora abbastanza sconosciute al turismo di massa. Tra queste la Montagna di Cristallo, dove la sabbia si mescola a rocce ricche di quarzo che brillano al sole come piccoli diamanti.

Un’altra particolarità del Deserto Bianco egiziano è proprio questa, la capacità di cambiare continuamente colore, passando dal bianco candido di mezzogiorno al rosa dorato del tramonto, mentre di notte la luce della luna si riflette sulle superfici rocciose tingendo il deserto di un magico blu argenteo.

Se qui è il bianco a dominare l’orizzonte, bastano pochi chilometri per cambiare completamente scenario. Ecco dunque il Deserto Nero, dove gli antichi coni vulcanici, ridotti a piccole colline dalle tempeste di sabbia, sono ricoperti di pietre basaltiche nerissime eruttate chissà quanti milioni di anni fa. La sabbia rossa al tramonto, le pietre nere provenienti direttamente dagli inferi del nostro pianeta… beh, sembra di essere più su Marte che sulla Terra!

In questo deserto spazzato dal vento, dove in estate si superano i 50° e durante la notte invernale si scende a pochi gradi sopra lo zero, la vita è messa a dura prova. Eppure c’è chi lo ha scelto come casa. Qui infatti vivono la pecora berbera, lo sciacallo, il gatto delle sabbie e il mitico fennec, una piccola volpe dalle grandi orecchie che i beduini chiamano “folletto del deserto”.

Va ricordato anche che questo angolo di Egitto è arido solo in apparenza. Ci sono oltre 300 sorgenti sotterranee che hanno permesso alle oasi di accogliere le popolazioni fin dall’antichità. Se un tempo si coltivavano grano e vino per i faraoni, oggi si è passati agli ulivi e alle palme da dattero.

DOVE SI TROVA IL DESERTO BIANCO EGIZIANO

Il Deserto Bianco egiziano si trova a ovest del fiume Nilo, tra le oasi di Bahariya e quella di Farafra. Il modo più rapido, anche se rapido non è, è quello di arrivare dal Cairo con un tour dedicato. Occorrono infatti parecchie ore di guida: 4 e mezzo per arrivare dal Cairo all’Oasi di Bahariya in auto, e da qui c’è un’altra ora e mezza in fuoristrada.

COME VISITARE IL DESERTO BIANCO EGIZIANO

Per visitare in sicurezza il Deserto Bianco egiziano occorre partecipare ad un tour organizzato. Ci sono tanti tour operator che offrono questa escursione e, viste le distanze notevoli, di solito viene pianificata su più giorni. Si trascorre la notte in hotel spartani nelle oasi o in canadese sotto le stelle, non esistono i campi tendati che si trovano in Marocco o a Petra. Qui è tutto molto più wild e occorre una buona dose di spirito di adattamento, troppo se si viaggia con bambini. Si può fare anche l’escursione di 1 solo giorno, come abbiamo fatto noi, ma è una bella sfacchinata! (17/18 ore di tour)

CON CHI ANDARE

Abbiamo contattato vari tour operator e alla fine abbiamo scelto Civitatis perché ci permetteva di fare il tour in italiano, solo noi senza altri turisti, e con la serenità di un operatore internazionale affidabile (effettivamente siamo rimasti a piedi con la macchina alle 10 di sera in mezzo al nulla, ma dopo mezzora ne è arrivata un’altra per portarci all’hotel, questa è efficienza!). L’agenzia locale che ha organizzato l’escursione per conto di Civitatis è la Sun Pyramids Tours

👉🏻 Se vuoi altri preventivi o se ti servono contatti di tour operator locali con ottime recensioni ti suggerisco di leggere il nostro articolo “Cairo fai da te” (i tour operator che avevo selezionato sono validi per tutto non solo per il deserto).

LA NOSTRA ESPERIENZA NEL DESERTO BIANCO EGIZIANO

Partiamo alle 6:00 del mattino con il buio e un freddo terrificante. La strada a 4 corsie che lascia la città è già parecchio trafficata. Dal finestrino si vedono solo palazzoni appiccicati l’uno all’altro con tanti appartamenti vuoti. Poi finalmente sorge il sole e cominciamo a vedere sabbia, oltre a tante aree urbanizzate e completamente deserte, migliaia di case vuote, mah… Ci fermiamo all’ultimo autogrill prima del deserto per un caffè caldo e poi via verso l’avventura. Le sorprese non tardano ad arrivare. Vediamo tanti puntini scuri che si avvicinano e ci rendiamo presto conto che sono cammelli. Foto di rito obbligatoria e di nuovo in marcia.
Arrivati all’Oasi di Bahariya ci fermiamo a fare colazione in attesa che arrivi l’autista del 4×4. Siamo ospiti di una famiglia e i bambini ci portano un grande vassoio per la nostra local-breakfast. Papà come al solito spazzola i piatti, io assaggio e Marianna non mangia nulla.

Dopo 1 ora finalmente ripartiamo. La jeep è in buone condizioni e l’autista molto simpatico. Ci spiega, con un mix di italiano inglese spagnolo e arabo, la storia e la geologia di questo posto magico.

Prima tappa è la Valle di Agabat, la porta del Deserto Bianco. Dall’alto della collina si vede l’enorme depressione desertica. Rimaniamo incantati da tanta meraviglia e scattiamo foto a raffica, comprese un paio con i cappellini rossi visto che oggi è Natale. Le cose da vedere sono tante e la guida ci incalza più volte per ripartire.

La jeep si tuffa giù dallo scivolo di sabbia scodando e facendoci divertire un sacco. Facciamo la gimkana a tutta birra tra le formazioni rocciose che inizialmente sono piccoli tumuli di gesso poi diventano veri e propri monoliti dalle fattezze bizzarre. Il Deserto Bianco va ben oltre le nostre aspettative e le foto si sprecano!! Vediamo anche una palma solitaria e ci fa molta tenerezza, la forza della resilienza!

La seconda tappa è la Montagna di Cristallo (che poi è una collinetta). Purtroppo il sole comincia ad abbassarsi all’orizzonte, ci sono molte zone in ombra e la montagna non luccica un gran che, nonostante le schegge di quarzo siano ovunque.

Così risaliamo subito in auto e puntiamo verso il Deserto Nero, così chiamato per i tumuli neri di basalto. Nonostante la sabbia e la roccia franosa che affondano e rendono incerti i nostri passi, riusciamo a salire fino alla cima di un antico cono vulcanico e lo spettacolo è da togliere il fiato. Il tramonto accentua i colori e il contrasto tra la sabbia rossa e la roccia nera è molto drammatico.

L’ultima e brevissima tappa è presso uno dei pozzi dell’Oasi di Bahariya dove l’acqua è straordinariamente calda.

Prima di ripartire per il Cairo torniamo dalla nostra famiglia che nel frattempo ci ha preparato la cena. Forse per farci sentire a casa ha cucinato gli spaghetti con le salsicce: carne super, ma la pasta meglio mangiarla in Italia.

Verso le 20:00 siamo di nuovo seduti in auto e ci dirigiamo verso la capitale avvolti dal buio più buio. Nel cielo ci sono tantissime stelle ma manca il faro della luna. Non ci resta altro che provare a chiudere gli occhi. La strada corre lenta e monotona tra camion enormi e qualche auto. Poi a un certo punto la macchina si ferma e non riparte più. Ok no panico. Siamo in autostrada ma intorno a noi c’è solo sabbia ed essere in panne in queste condizioni non è piacevole. La nostra guida però avvisa subito l’agenzia e dopo mezzora arriva un’auto sostitutiva. Anche questa avventura si è conclusa e a mezzanotte tutti in branda, domani si torna a casa, sigh.

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