AFRICA,  MAROCCO

On the road nel Marocco del nord

Passaporti ci sono, valigia chiusa, check-in fatto…si parteeeeeee!

1° GIORNO…. in viaggio

Lasciamo l’Italia con un aprile insolitamente freddo e quando atterriamo a Fès l’aria calda del Magreb ci mette subito di buon umore.

Contrattiamo il taxi che non scende di una virgola e ci facciamo portare al nostro Riad Ibn Khaldoun. I taxi non possono entrare nella Medina e lasciano i turisti presso una delle tante porte di accesso alla città vecchia. Quando il ragazzo ci mostra il vicolo che dobbiamo attraversare per arrivare al Riad mi viene un accidente: stretto, buio e con un sacco di spazzatura rotto dai gatti proprio lì davanti. Oddio dove siamo capitati! Oddio dove sto portando la mia bambina?!

Troviamo il grande portone di legno di cedro e bussiamo con la maniglia come si faceva da noi un secolo fa. Non credo ai miei occhi… S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-R-E !!!!!!! E’ l’antica abitazione di una ricca famiglia di Fès, ora convertita in albergo, e per la gioia della Mary ha pure il letto a baldacchino come quello delle principesse!
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È tardi (siamo 2 ore indietro rispetto all’Italia) e abbiamo una fame esagerata ma il proprietario ci dice che essendo questo il periodo del Ramadan ci conviene uscire verso le 8 perché prima devono cenare loro (che poveretti sono digiuni dall’alba!). Ci prenota un tavolo all’ottimo ristorante Almandar accanto al Riad e dopo i 2 (di numero!) passi digestivi subito in branda, domani ci aspetta una giornata impegnativa.

2° GIORNO….Fès

Alle 10:00 appuntamento al Riad con Rami, la nostra guida locale prenotata tramite l’hotel. Siccome avevo letto ovunque che uscire indenni dalla Medina di Fès è più complicato del cubo di Rubrich, ho pensato di evitare il problema prendendo una guida, che se poi avesse pure parlato italiano sarebbe stato il top. Mai idea si è rivelata più azzeccata!!!! Iniziamo la visita con il Palazzo Reale, poi il quartiere ebraico e la Medina fino alle concerie.
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Attraversiamo il souk brulicante di persone come un formicaio, dove si vende ogni genere di prodotto dalle spazzole per il bucato alle lampade, con un via-vai continuo di carretti trainati da vecchietti in ciabatte e muli stra-carichi di qualunque cosa, con una tale moltitudine di gatti che devi stare attento a non pestarli.
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Fes Palazzo Reale

Alla fine della giornata, dopo ben 7 ore ininterrotte in giro, finalmente la quiete del nostro Riad. È impressionante il casino che c’è fuori e la pace e il silenzio che invece regnano all’interno. Trascorriamo qualche minuto in terrazza sul tetto a osservare le cicogne tornare ai loro nidi con la nenia del Muezzin che richiama i fedeli alla preghiera della sera. Questa volta per cena proviamo il ristorante Rcif ma ci perdono l’ordinazione e aspettiamo una vita per mettere un boccone sotto i denti. Abbiamo mangiato benino ma con la fame da lupi che avevamo ci andava bene pure una suola da scarpe!

3° GIORNO… on the road verso il nord

Facciamo bancomat e prendiamo il taxi per l’aeroporto (per la verità ne prendiamo due, prima un petit taxi per uscire dal centro poi un taxi normale perché i petit non hanno il permesso di andare oltre un certo perimetro). Recuperiamo l’auto a noleggio (il cui ufficio è un ragazzo in piedi sotto al pilone centrale del parcheggio dell’aeroporto 🤦‍♀️) e puntiamo il navigatore verso nord, direzione Chefchaouen. La strada è lunga ma è in ottime condizioni, con vari autovelox e piena di posti di blocco…dopotutto siamo nel regno dell’hashish e della marjuana! Ci fermiamo in una baracchina improvvisata spuntata dal nulla e ovviamente prendiamo un succo d’arancia, che ovviamente paghiamo oro ma il tipo deve pur campare, diciamo che abbiamo fatto del bene all’economia locale. E poi dovevo inaugurare il mio mitico bicchiere richiudibile, ehhhh!

Attraversiamo infiniti campi di grano, poi finalmente il paesaggio comincia a cambiare: si iniziano a vedere i primi rilievi ma la temperatura (30°) rimane quella, sighhhhh. Arriviamo a Chefchaouen all’ora di punta e ci tocca attraversare il paese con donne cariche di borse della spesa e bambini che attraversano la strada senza guardare, uomini che ti fermano per venderti di ogni, parcheggio compreso.

Chefchaouen è arroccata sul versante della montagna con salite vertiginose che sfidano la frizione della nostra Dacia. Il nostro hotel (Dar Zambra) si trova proprio in cima, in posizione strategica perché comodo a tutte le cose che volevamo vedere. Fatto il check-in andiamo subito in perlustrazione ma è tardi e, pranzando con banane e barrette, anche la nostra fame è blu, per cui ci dirigiamo al ristorante Triana consigliato dal nostro host: cibo che dire squisito è poco e una terrazza con una vista spaziale sulla città e sui monti del Rif.

4° GIORNO… Chefchaouen, la perla blu del Marocco

Dopo una colazione da sultani, ci dedichiamo alla scoperta di ogni angolo nascosto di questo piccolo borgo tutto blu. Purtroppo non siamo riusciti a vedere la Kasba e la cascata per mancanza di tempo, ma abbiamo passeggiato in su e in giù per tutta la mattina, gustandoci ogni centimetro quadrato di questo posto magnifico!!

Risaliamo in auto e stavolta testiamo i freni del nostro bolide. Per fortuna tutto bene! Ci aspettano altre 4 ore di guida per arrivare a Meknes. Siccome ci piace incasinarci la vita, per accorciarla di mezzora diamo retta alla signorina di GoogleMaps e prendiamo una scorciatoia che attraversa piccole borgate con fatiscenti case di fango e bambini che pericolosamente ti rincorrono per chiederti soldi. Vabbè, scampiamo pure questa e finalmente arriviamo a meta… ovviamente all’ora di punta e ovviamente ci imbottigliamo nel traffico! Cosa non gradevole da queste parti visto che ti sorpassano e attraversano la strada da tutte le parti senza ritegno…. mmm l’Africa!!! Riusciamo a parcheggiare dopo non poche peripezie, ma l’avventura non è finita… Il nostro bellissimo Meknes Tresor Riad si trova all’interno della Medina dove il gps prende male. I negozietti sono tutti chiusi a quest’ora e c’è un gran via vai di motorini che sfrecciano per andare a casa a cena. Non c’è quasi nessuno in giro ed è buio. OK PANICO. Chiedo aiuto ad un ragazzo che a sua volta chiede ad un altro che poi chiede ad un altro ancora…oddio la gente intorno a noi sta diventando improvvisamente troppa. OK SUPER PANICO. Poi il gps si riprende e con un guizzo Daniele ci fa strada fino al portone (che era neanche 50 metri più in là 🙄). Finalmente salvi!!!!!!!!!

Ci rilassiamo qualche minuto in terrazza e conosciamo una coppia di italiani (i primi che vediamo in questa vacanza) che sono in giro da una settimana. Ci accordiamo per la cena al ristorante Aisha, un locale in perfetto stile marocchino dove mangiamo la nostra ultima e squisita tajine alle prugne e incontriamo un’altra coppia di italiani (ma sono tutti qui????). Satolli, andiamo a nanna contenti.

5° GIORNO… Meknes

Purtroppo tutti i monumenti e le varie attrazioni che volevo vedere sono chiusi per ristrutturazione, tranne il bellissimo mausoleo di Moulay Ismail dove ci perdiamo a fare foto. Utilizziamo l’ultima ora a nostra disposizione per fare un giro in carrozza ma ho passato tutto il tempo a rassicurare la Mary che le frustate che il cocchiere dava al cavallo non gli stavano facendo male. Ok, esperienza provata ma MAI PIU’!

Meknes

Sui cartelloni c’è scritto che i lavori dovrebbero concludersi nel 2023 ma ne dubito fortemente! Se lo avessi immaginato (sapevo che solo Prison Kara era chiusa) avrei modificato il nostro programma dormendo a Le Palais des Cerisiers per visitare poi, il giorno successivo, la Foresta di Cedri piena di simpatiche scimmiette birichine! Vabbè, amen.

Riprendiamo la nostra mitica Dacia e puntiamo verso l’aeroporto. Arriviamo ma il ragazzo dell’autonoleggio non c’è. Chiediamo a un paio di ragazzi di chiamarlo perché il nostro cellulare non va, e ci risponde che sta arrivando…mah!!! Facciamo il check-in anche se abbiamo fatto quello on-line e non abbiamo valige da imbarcare (altra stranezza ma…siamo in Africa) e mestamente salutiamo questo caotico ma bellissimo paese.

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