Pietra di Bismantova: trekking sulla montagna senza punta
La Pietra di Bismantova è un luogo molto conosciuto e amato da noi emiliani perché ricco di storia e tradizioni, nonché meta di escursioni e una palestra di arrampicata molto frequentata da scalatori di tutte le età (esatto, di tutte le età!). Inoltre, sulla sommità della rupe, oltre che di uno splendido panorama, si gode di una brezza costante che rende sopportabili anche le più calde giornate estive.
INDICE
1. Descrizione e geologia della pietra
2. Il (nostro) trekking
3. Curiosità
4. Cosa fare nei dintorni
5. Info utili
Siamo ancora in macchina, stiamo per arrivare e indico a Marianna dove andremo a fare il nostro il “pic-nic della domenica”. Risposta:
– “Mamma, ma quella non è una montagna, non ha la punta!”
– “Ahahah, è vero! A volte accade che non ce l’hanno, e adesso ti spiego il perché…”
1. Descrizione e geologia della Pietra
La montagna si presenta come un isolato ed enorme scoglio roccioso, ben visibile già a km di distanza.
Si è formata nel Miocene, circa 19 milioni di anni fa, e a conferirle il suo aspetto attuale hanno contribuito nel tempo l’azione degli agenti atmosferici, i movimenti tellurici e i mutamenti climatici.
Si tratta di un monolite, cioè una montagna costituita da un unico blocco di pietra.
Questa pietra, perlopiù calcarea, ne ha determinato la forma quasi squadrata e con alte pareti rocciose. Ciò è dovuto all’alta resistenza all’erosione della biocalcarenite.
Il basamento su cui poggia, così come i declivi che la circondano, sono composti di materiali molto più teneri e soggetti all’erosione come le marne e le argille. Queste hanno determinato le classiche forme arrotondate del paesaggio collinare circostante.
Osservando la rupe attentamente si possono notare con facilità le tracce della sua storia geologica. In alcuni punti, infatti, il passaggio da un tipo di roccia all’altro, da un’era geologica ad un’altra, è evidente dal cambio di colore della roccia stessa. Le marne, ad esempio, sono grigio/beige chiaro e al loro interno si trovano spesso strati di antiche ceneri vulcaniche. La calcarenite invece è di colore variabile dal bianco-giallastro al giallo-verdastro.
Molti dei massi che vediamo intorno alla rupe si sarebbero staccati in epoca recente, durante l’era glaciale.
Le rocce di questa zona sono di origine sedimentaria e si sono formate per l’accumulo di sabbia, limo e argille sul fondale marino. Questo ha permesso il ritrovamento di fossili, in particolare di molluschi e conchiglie tipici di acque temperato-calde.
Potrà sembrare strano, ma sono stati ritrovati anche denti di squalo. I denti di questi antichi predatori del mare sono la parte più resistente e quindi possono sopravvivere allo scorrere del tempo! (noi abbiamo già trovato denti di squalo fossili, in Florida, ma questa è un’altra storia…)
I NUMERI DELLA PIETRA
lunghezza =1 km
larghezza = 240 metri
altezza = 300 metri dalla base dell’altopiano
altezza = 1041 metri sul livello del mare
ampiezza pianoro sommitale = 12 ettari
2. Il (nostro) trekking
Ci sono vari sentieri che permettono di ammirare la Pietra, alcuni anche di parecchie ore. Noi abbiamo scelto quello più breve che porta alla sommità.
Lasciamo l’auto lungo la carreggiata e imbocchiamo la scorciatoia in direzione del Rifugio. Il tratto nel bosco è molto suggestivo perché pieno di fiori ed in particolare di meravigliosi e giganti gigli arancioni.
Sosta caffè al Rifugio e sosta all’Eremo per accendere una candelina benaugurale.
Accanto all’Eremo c’è l’unica fontana dove riempire le borracce per la scalata e nella pozza lì accanto nuotano tanti simpatici girini…non possiamo non provare a prenderne uno! Grrr, poveri animaletti!
Finalmente ci mettiamo in marcia. Seguiamo le indicazioni CAI del sentiero 697 e dopo poco ci fermiamo di nuovo a guardare dei bimbi come i nostri che si arrampicano come veri scalatori. Qui infatti c’è una ferrata adatta anche ai bambini. Tanti complimenti e si riparte.
Facciamo pochi metri e…un altro stop. Di questo passo non arriveremo mai più in cima!
Infatti ci metteremo un’ora e mezza quando le guide indicano 30 minuti!!
Però questa sosta meritava davvero perché, guardando tra i sassi ne abbiamo trovato uno speciale…un fossile!!! Forse non lo è davvero, ma con la fantasia noi ci vediamo un piccolo gamberetto… Dopotutto qui milioni di anni fa c’era il mare!
Riprendiamo il sentiero, non è faticoso, il dislivello è costante ed il fondo è battuto. Solo l’ultimo tratto presenta qualche punto impegnativo, ma è breve e ci sono le corde per tenersi.
Alla fine della salita il meritato premio: il pic-nic!
IL PIANORO SULLA SOMMITÀ
Sul pianoro sommitale non si trovano alberi da fusto importanti, ma l’ombra è comunque garantita. Infatti, mentre la vegetazione alla sua base è costituita da querce, qui è il nocciolo la pianta più presente. Il prato non viene sfalciato ovunque e ci sono zone con erba alta dove si possono trovare le fragole selvatiche.
Da qui si apre una vista vertiginosa a 360° e, nelle giornate terse, la visuale si estende dagli Appennini alle Alpi!
ATTENZIONE!!
Non c’è alcuna protezione intorno alla sommità della Pietra. Occorre prestare molta attenzione ai bambini!!
L’EREMO
Sorge ai piedi della stapiombante parete meridionale, letteralmente incassato nella roccia. Edificato nel 1617, recentemente è stato eletto a Santuario Mariano diocesano. Di foggia neo-romanica, presenta all’interno affreschi risalenti al 1400. Fra questi c’è la Madonna di Bismantova a cui è dedicato e verso la quale, da secoli, si svolge in maggio un pellegrinaggio molto sentito dagli abitanti del luogo.
3. Curiosità
Attorno a questa straordinaria rupe, storia e leggenda si fondono insieme.
Qui nel medioevo passavano i pellegrini lungo la via Francigena, qui si ritiene che nel 1306 passò anche Dante Alighieri che ne parla nel IV Canto del Purgatorio. Proveniva probabilmente da Luni dove era ospite dei Malaspina. Ma soprattutto pare che si sia ispirato proprio alla Pietra di Bismantova nella concezione della sagoma del Monte del Purgatorio.
4. Cosa fare nei dintorni
- Intorno alla Pietra ci sono vari sentieri. Alcuni si possono fare in bicicletta, come ha fatto Daniele. In particolare segnalo il facile “Al gir d’la preda” (16 km)
- Visita all’antica fabbrica di Campane (CAPANNI). In questi luoghi si conserva l’arte millenaria della fusione delle campane. Ai piedi della pietra c’è una delle pochissime aziende italiane e una delle uniche due che fondono le campane con l’antichissimo metodo della cera persa https://www.capanni.it/
- Visita al Castello di Carpineti (http://www.castellodicarpineti.it/) che ha scritto un importante pezzo di storia medievale italiana. Il castello ha infatti ospitato per alcuni giorni Matilde di Canossa, Papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV. Come dire che le due grandi autorità del Medioevo, quella civile e quella religiosa, per l’intercessione di Matilde si sono qui incontrati in un momento storico molto difficile legato alle lotte per le investiture.
- Se si è stanchi di cultura si può approfittare dell’occasione per visitare un caseificio per la produzione del Parmigiano Reggiano. Noi lo abbiamo visitato in provincia di Modena ed è stata un’esperienza davvero interessante e gustosa!! (leggi qui il nostro post)
5. Info utili
- Scarica la mappa dei sentieri e dei punti panoramici (qui ho allegato quella in .pdf ©parcoappennino.it)
- Indossa scarpe comode, meglio se da trekking, anche se il sentiero è ben tenuto.
- Porta un repellente per gli insetti.
- Porta acqua sufficiente perché l’unica fontana è presso l’Eremo.
- Non ci sono cestini per i rifiuti né lungo il sentiero né sulla sommità (solo al parcheggio e al Rifugio).
- Sul pianoro non ci sono tavoli da pic-nic (ce ne sono alcuni nei pressi del parcheggio e con tanto di binocoli!).
- Non ci sono bagni pubblici (solo nei pressi del parcheggio).
- In Piazza Dante c’è un grande parcheggio auto e 3 per camper dov’è consentita la sosta notturna.
Per ulteriori informazioni:
https://www.lapietraelabismantova.it/
http://www.appenninoreggiano.it
http://www.parcoappennino.it
Per approfondire
Per chi vuole approfondire allego alcune schede interessanti ma scritte in “geologese”…. © Regione Emilia Romagna e Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano
Altri articoli pubblicati sulla Provincia di Reggio Emilia:
– Parco Matildico
– Big Bench