Visita alle Civiltà nuragiche e alla Tomba dei Giganti di Dorgali
La civiltà nuragica suscita sempre un grande fascino per l’alone di mistero che la avvolge.
Tutto ciò che sappiamo sono solo supposizioni e teorie elaborate dagli archeologi in base ai reperti rinvenuti, infatti si tratta di un popolo che non ha lasciato documenti scritti.
Il territorio sardo è costellato di siti nuragici ed alcuni sono così ben conservati che si prestano perfettamente a essere descritti ai nostri bambini. Con la loro immensa fantasia, infatti, riusciranno ad immaginarsi perfettamente come doveva essere il villaggio nel XVII sec a.C.
Ancor più accattivanti e misteriose sono le Tombe dei Giganti. Un nome che evoca miti e leggende ma che nella realtà non dovevano ospitare un essere titanico… o sì???
Questo dipende da cosa e come vorrete raccontare la visita ai vostri pargoli. Io sono per raccontare sempre la storia, quella vera, magari un po’ parafrasata. E così questo posto è semplicemente la tomba del capo del villaggio e della sua famiglia, così bella e particolare perché lui era il capo. Recenti studi però pare mi smentiscano. Sembrerebbe infatti che queste tombe collettive, grazie ai numerosi resti ossei ritrovati, non fossero esclusive di un solo clan familiare e delle sue generazioni successive, ma che venissero utilizzate come luoghi sepolcrali per tutto il villaggio.
Tomba dei Giganti di S’Ena e Thomes
Noi abbiamo visitato la tomba megalitica di S’Ena e Thomes, veramente molto suggestiva.
Occorre fare attenzione perché lungo la strada è presente un grande cartellone che identifica il posto, peccato però che sia completamente sbiadito dal sole. Si lascia l’auto nel polveroso parcheggio antistante e si accede al sito varcando un alto cancello arrugginito. La tomba infatti si trova sulla proprietà privata del contadino locale, è perciò importante richiudere il cancello per evitare che le sue pecore scappino. L’accesso è gratuito, non c’è nessuno a controllare e anche in agosto i turisti si contano sulle dita di una mano (peccato perché merita davvero).
Si cammina tra il profumo del mirto selvatico ed il canto di milioni di cicale e in 5/10 minuti si è arrivati.
Vista dall’alto questa tomba ha la forma stilizzata di una testa bovina dove il corridoio tombale è la testa e le pietre laterali poste a esedra sarebbero le corna.
La stele megalitica centrale, il possente lastrone di granito può raggiungere i 4 metri d’altezza.
In origine la piccola apertura doveva essere dotata di sportello. Il monumento è provvisto di nicchie dove riporre le offerte e di sedili laterali utilizzati durante le cerimonie funebri. I menhir invece avevano un significato rituale di fertilità e prosperità. Il corridoio funerario, di forma rettangolare e lungo circa 11 m.
Villaggio nuragico di Serra Orios
Poco distante sorge il sito archeologico di Serra Orios, l’ingresso è a pagamento (€ 5 e bimbi gratis) e c’è un bar ben fornito dove si possono acquistare i classici souvenir turistici ma anche graziosi libri di favole della tradizione popolare sarda. Noi abbiamo approfittato del bar un light-lunch a base di prodotti tipici locali e una birretta sotto gli ulivi. Che pace meravigliosa!
Varcato il cancello d’ingresso si percorre un sentiero delimitato dai tipici muretti a secco, tra sughere e lecci, dove un simpatico asinello ci ha dato il benvenuto. Il sito è quasi tutto al sole, quindi portare acqua e cappellino, ma il caldo è mitigato dalla brezza dell’altopiano.
Nella nostra visita abbiamo incontrato solo una famiglia di inglesi e una coppia in motocicletta. Anche questo sito andrebbe valorizzato di più perché è una vera chicca. Non si tratta infatti del solito nuraghe sperduto e semi caduto, ma di un intero villaggio, ben conservato, composto da una cinquantina di capanne organizzate in piccoli quartieri con pozzi comuni per la raccolta dell’acqua e due tempietti sacri.
Le capanne presentano la stessa struttura architettonica di quelle usate dai contadini sardi fino a poco tempo fa: hanno base circolare, sono costruite utilizzando le pietre basaltiche del territorio ed erano sormontate da un tetto conico di tronchi e frasche e per questo andato perduto. Ma tutto il resto è quasi intatto. Per impermeabilizzare la struttura si usavano argilla e sughero, ottimo isolante naturale. Accanto alle capanne ci sono i vani utilizzati per custodire gli animali e le zone cortilive.
C’è anche il “Municipio”, la capanna 49 è stata ribattezzata “capanna delle riunioni” perché la presenza di un grande bancone-sedile fa supporre che venisse utilizzata per le attività pubbliche.
I due tempietti hanno struttura a “megaron” (Grande Sala) e probabilmente sono dedicati al culto delle acque. Il tempietto B è certamente molto interessante per noi perché c’è un lungo corridoio concentrico che conduce alla sala grande e Marianna, così più bassa rispetto ai muri di pietra, ha potuto immedesimarsi perfettamente.
Per chi vuole farsi un’idea della vita quotidiana della civiltà nuragica (1600-700 a.C) dovrebbe farci una visitina!!
Il vasellame, i monili e le armi rinvenute sono esposti al Museo di Dorgali. E dopo la visita al villaggio la curiosità era così tanta che siamo andati a dare un’occhiata. L’accesso al piccolo museo è gratuito esibendo il biglietto d’ingresso ad un sito archeologico. Il piccolo museo raccoglie tutti i reperti più significativi ritrovati nei vari siti archeologici della regione e la visita impiega circa una mezzoretta.
Ci sono altri siti nuragici nel comune di Dorgali: Nuraghe Mannu, il complesso di Irgoli e l’area archeologica di Tiscali, dove il villaggio è stato costruito sul fondo di una grande dolina carsica. Questo lo visiteremo certamente durante la nostra prossima vacanza in Sardegna. Quindi…stay tuned 🙂
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