Passeggiata nel “Bosco delle Betulle” tra natura, arte e cultura
La montagna è bella in tutte le stagioni ma l’autunno, che tinge le foglie di rosso e il sottobosco di giallo, rende i paesaggi vere e proprie cartoline.
Questa volta, per l’annuale castagnata, abbiano scelto un luogo speciale: il Bosco delle Betulle di Monte San Giacomo in provincia di Zocca. E’ speciale perché racchiude in un sola passeggiata natura, arte, cultura, divertimento e gastronomia. E adesso vi spiego come!
NATURA: raccogliamo le castagne
Ottobre è il mese delle castagne e questo bosco ne è pieno! Abbiamo visto orde di famiglie munite di gigantesche borse del supermercato che spazzolavano il sottobosco come cani da tartufo. Qui infatti si possono raccogliere senza richiedere alcun permesso. Anche noi abbiamo fatto la nostra piccola parte, la sera le abbiamo cotte sul camino ed erano squisite 😊.
Man mano che ci si addentra nel bosco, sempre seguendo il sentiero, i turisti diventano sempre meno, fino a scomparire completamente. E’ allora che si gusta la meravigliosa natura di questo posto. Il fruscio delle fronde degli alberi, il profumo del muschio, i colori caldi delle foglie secche. Anche i bambini ne sono rimasti incantati.
ARTE: Art in Wood
Accanto al sentiero principale si sviluppa un percorso che porta alla scoperta di sculture nascoste nel bosco, come una vera e propria caccia al tesoro! Il progetto si chiama “Art in Wood” e le opere sono tutte rigorosamente realizzate con materiali naturali e prevalentemente offerti dal bosco stesso. Ci sono gufi, folletti, orsi ma anche opere più astratte, volte a far riflettere sulla grandiosità e sulla fragilità della natura. Le sculture sono 30 in tutto e alla fine del percorso è possibile votare quella preferita.
La passeggiata è lunga circa 2 km (andata + ritorno) e si impiega circa 1 oretta.
CULTURA: impariamo a riconoscere le piante del bosco
Oltre al percorso Art in Wood, ci sono altri due sentieri molto interessanti che permettono di approfondire le conoscenze di botanica e non solo. Sono Il museo “aperto” del Castagno ed il Bosco delle Betulle. I due percorsi sono uno di seguito all’altro ed entrambi ben segnalati. Inoltre, in vari punti strategici, sono presenti appositi pannelli informativi che illustrano i segreti del bosco e dei suoi abitanti.
Si inizia con la passeggiata nel castagneto dove, in 14 tappe si raccontano le caratteristiche e le problematiche del castagno e del suo habitat. Si parla delle sue malattie ma anche dei suoi meravigliosi frutti che, come perle preziose, sono protetti da gusci di spine.
Tempo di percorrenza circa 1 ora, considerato anche il tempo per leggere i pannelli.
Si prosegue con la passeggiata nel Bosco delle Betulle, un’area didattico-naturalistica attrezzata dove sopravvive uno dei 5 nuclei di betulle dell’Emilia Romagna. Questo biotipo è di origine spontanea e conta circa 1000 esemplari tra giovani e adulti. Il nucleo pioniere si trova nella zona a nord dell’area, con alcuni esemplari di notevoli dimensioni tra cui “nonna betulla” che vanta oltre 100 anni! Anche qui sono presenti vari pannelli che illustrano non solo le caratteristiche della betulla ma anche della flora e della fauna del bosco: i funghi, il picchio, il nocciolo, il biancospino, i cerchi del legno, la casa dell’allocco e tanto altro ancora. Il tutto con disegni e scritte semplici, facilmente comprensibili anche dai bimbi più piccoli.
Tempo di percorrenza circa 2 ore, considerato anche il tempo per leggere i pannelli.
DIVERTIMENTO: facciamo albering al Parco Avventura Esploraria
Come se tutte queste meraviglie non bastassero, in loco è presente anche un Parco Avventura dove è possibile fare albering. Ci sono complessivamente 8 percorsi dove adulti e bambini possono divertirsi con carrucole, ponti sospesi e passaggi avventurosi di ogni tipo.
Attualmente però il parco è temporaneamente chiuso a causa del Covid.
GASTRONOMIA: castagne, tigelle e borlenghi…gnam gnam!
La castagna è considerata da sempre il cibo dei poveri e presso il Museo del Castagno sono esposti gli strumenti e illustrate le tecniche utilizzate dagli uomini e dalle donne delle montagne per la loro trasformazione in farina. Inoltre, nella sala centrale del piccolo museo, una serie di realistici diorami trasportano i bambini nel magico mondo del “fanta-castagneto” con caprioli, volpi e tanti altri animali.
Accanto a questo c’è il Museo-Laboratorio del Borlengo, del Ciacio e della Tigella. Per secoli i contadini del nostro Appennino si sono alimentati con cibi “poveri”. Tra questi il Borlengo, una sorta di crêpe fatta con farina e acqua e solitamente condita con un battuto di lardo, il Ciacio preparato con farina di castagne e farcito di salume e la Crescentina, cotta nei tradizionali stampi in terracotta chiamati Tigelle da cui oggi deriva il suo nome, anch’essa preparata con farina e acqua e condita con gli avanzi perché nulla andava sprecato. Nella sala sono esposti oggetti legati a questi piatti tipici e vari modellini funzionanti, tra cui una mietitrebbia e un mulino a pale che hanno catalizzato l’attenzione dei bimbi per ore (ahahah).
Se vuoi saperne di più sulle eccellenze gastronomiche del territorio modenese leggi il nostro post “Viaggio nella gastronomia modenese con i bambini”
CURIOSITA’: le origini della castagna
Il Castagno, pianta originaria del Medio Oriente, venne introdotta in Italia dagli Etruschi e diffusa dai Romani. Sul nostro Appennino venne coltivata in forma massiccia per volere di Matilde di Canossa al fine di assicurare una risorsa alimentare alle genti povere delle montagne.
Un’antica leggenda racconta infatti che la Contessa, stanca dei mendicanti, donasse loro piantine di castagno al posto di elemosina. In realtà non esistono conferme storiche dell’intervento diretto di Matilde ma, ancor oggi, i castagneti più antichi sono denominati “sesti matildici” in relazione al criterio elaborato da Matilde stessa per la messa a dimora delle piantine, per la loro miglior crescita e fruttificazione.
Il castagneto ha smesso di essere considerato “bosco” ed è diventato “frutteto”, da coltivare e curare. Rappresentava infatti un bene prezioso non solo per i suoi frutti ma anche perché dava legna da ardere in inverno e per costruire mobili in estate, nonché foglie secche per la lettiera del bestiame.
A partire dagli anni ’60, con il progressivo esodo delle comunità montane verso le città, la maggior parte dei castagneti autoctoni della nostra regione sono stati abbandonati e persi. A Monte S.Giacomo molto si è fatto per recuperare il castagneto originario, che è tornato a vivere ed oggi è patrimonio di tutti.
INFO UTILI: cosa portare e dove parcheggiare
DOVE PARCHEGGIARE: c’è un grandissimo parcheggio gratuito all’ingresso del parco Exploraria (che coincide anche con l’inizio dei percorsi nel bosco) non pianeggiante (siamo in montagna eh) e non asfaltato. C’è un parcheggio anche davanti all’antico Ospitale di S.Giacomo.
Qui ci sono anche vari tavoli da pic-nic a disposizione degli ospiti.