Un’antica leggenda racconta infatti che la Contessa, stanca dei mendicanti, donasse loro piantine di castagno al posto di elemosina. In realtà non esistono conferme storiche dell’intervento diretto di Matilde ma, ancor oggi, i castagneti più antichi sono denominati “sesti matildici” in relazione al criterio elaborato da Matilde stessa per la messa a dimora delle piantine, per la loro miglior crescita e fruttificazione.
Il castagneto ha smesso di essere considerato “bosco” ed è diventato “frutteto”, da coltivare e curare. Rappresentava infatti un bene prezioso non solo per i suoi frutti ma anche perché dava legna da ardere in inverno e per costruire mobili in estate, nonché foglie secche per la lettiera del bestiame.
A partire dagli anni ’60, con il progressivo esodo delle comunità montane verso le città, la maggior parte dei castagneti autoctoni della nostra regione sono stati abbandonati e persi. A Monte S.Giacomo molto si è fatto per recuperare il castagneto originario, che è tornato a vivere ed oggi è patrimonio di tutti.