gastronomia modena
EMILIA ROMAGNA,  ITALIA

Viaggio nella gastronomia modenese con i bambini

Parmigiano Reggiano, Aceto Balsamico, Prosciutto e zampone, Tortellini e tigelle….

La gastronomia modenese offre una varietà di squisitezze che anche i bambini più difficili adoreranno! Stiamo parlando dell’Aceto Balsamico che con il suo gusto dolce aiuta noi mamme a far mangiare le verdure ai nostri pargoli, il Parmigiano Reggiano che possiede capacità nutrizionali riconosciute da tutti i pediatri, ed infine il Prosciutto…quale bambino non adora il prosciutto?!?! Quando non so cosa cucinare, una bella tigella con il prosciutto mi salva sempre la cena. Quindi ho pensato: perché non andare a vedere come vengono prodotti con mia figlia? Così è nato questo tour alla scoperta delle perle gastronomiche del territorio modenese.

1. Parmigiano Reggiano

Complice un bel pomeriggio d’autunno, siamo andati al Caseificio Santa Lucia di Sestola con gli amichetti della scuola materna. Qui ci hanno raccontato tutte le fasi della lavorazione del latte per ottenere il formaggio più amato dai bambini: il Parmigiano Reggiano. Abbiamo visto i vasconi dove viene lasciato a decantare il latte della sera, i grandi paioli in rame dove viene cotto (così grandi che sembrano quelli delle streghe delle favole), le fascette che vengono applicate alle forme e che creano gli inconfondibili puntini neri sulla crosta. Ma la cosa che ha affascinato certamente di più tutti noi è stato vedere le centinaia di forme lasciate a riposare per la stagionatura. Quando la ragazza ci ha aperto la porta magica del magazzino le nostre narici si sono riempite di un profumo inebriante!

Al termine della visita ci attendeva una degustazione di prodotti tipici caseari e, non solo abbiamo spazzolato tutto quello che ci hanno offerto, abbiamo anche saccheggiato lo spaccio e comprato tutto il formaggio possibile!

Noi abbiamo visitato il Caseificio Santa Lucia, fondato negli anni ’50 con questo nome perchè era comune nella tradizione contadina affidarsi ai santi per avere buona sorte. Oggi è una piccola cooperativa che riunisce 6 agricoltori che operano nella zona del Monte Cimone. Produce giornalmente circa 32 quintali di latte per un totale di circa 2.500 forme di Parmigiano Reggiano all’anno.

Se vuoi approfondire puoi leggere il nostro post “Come si fa il formaggio? Il Parmigiano Reggiano spiegato ai bambini”

2. Aceto Balsamico

C’è un filo conduttore che unisce il Parmigiano Reggiano all’Aceto Balsamico, ed è il tempo.
In entrambi i casi, per ottenere il prodotto finito occorre avere tanta pazienza. Se per il formaggio parliamo di qualche anno al massimo, per l’aceto parliamo di minimo 12 anni.
Ma il profumo dolce dato dalle uve selezionate e l’aroma speziato trasmesso dell’invecchiamento in botti di legni pregiati, ripagano assolutamente l’attesa.

Abbiamo approfittato della giornata di “Acetaie aperte” per organizzare la nostra visita. Abbiamo scelto Acetaia Leonardi sia per l’ottimo prodotto che realizzano, ma anche per la location. Questa infatti si trova in campagna, in un raffinato casolare del 1800 ristrutturato. Qui c’è tutto, non solo puoi vedere come avviene la produzione del Balsamico, c’è anche tanto spazio aperto e chilometri di vigna (che coltivano per avere il mosto). Marianna si è divertita a correre tra i filari e a giocare con la grande fontana. Per non parlare delle auto d’epoca parcheggiate nel cortile!

La visita prevedeva al termine una degustazione di prodotti. Indiscutibilmente ottimi gli aceti invecchiati, ma quello che io ho apprezzato di più è stato il “monolegno alla ciliegia”. Significa che l’aceto è invecchiato in botti di un’unica tipologia di legno, quello di ciliegio.

Noi abbiamo visitato l’Acetaia Leonardi che produce Aceto Balsamico da 4 generazioni. E’ un’acetaia molto rinomata (lo dimostrano le fotografie appese alle pareti nella sala delle degustazioni, con William&Kate ed il Principe Alberto di Monaco) ma è al tempo stesso tradizionale ed accogliente. Producono aceto ottenuto esclusivamente da mosto di uve Lambrusco e Trebbiano cotto a fuoco diretto, acetificato e invecchiato in oltre 4.000 botti di legno.

Se vuoi approfondire e conoscere i segreti della produzione dell’oro nero di Modena potresti leggere il nostro post “L’Aceto balsamico raccontato ai bambini”

3. Prosciutto e Zampone

MuSa – Museo della Salumeria Villani

Presto in arrivo il racconto della nostra esperienza….

4. Altri prodotti tipici: tortellini e tigelle

A questi che abbiamo citato si aggiungono altre tipicità locali per le quali non esiste un museo e per conoscerle occorre…mangiarle! Mi riferisco ai mitici tortellini, che lo chef modenese pluri-stellato Massimo Bottura ha fatto conoscere al mondo intero. Pare che questa particolare pasta sia nata a Castelfranco Emilia, piccolo comune modenese, da un mastro pastificio che ha tratto ispirazione guardando l’ombelico della sua amata. Come accade per ogni cosa buona, la ricetta si è sparsa in tutto il territorio emiliano e sono nate le sue varianti: i cappelletti a Ferrara e Reggio Emilia, gli agnolotti a Mantova, ecc..

La fontana del tortellino a Castelfranco Emilia

La cosa interessante di questa pasta è la manualità che occorre per chiudere il ripieno all’interno. Un tempo questo era il compito delle bambine, che non solo imparavano l’arte culinaria, ma avendo le dita piccine riuscivano meglio nel lavoro.

La seconda settimana di settembre, per la festa di San Nicola patrono della città, si svolge la “Sagra del Tortellino”. E’ l’occasione giusta per gustare questa prelibatezza, prodotta a mano dalle “sfogline”, con pasta sfoglia tirata al mattarello e rigorosamente cotta e servita in brodo, come vuole la tradizione.

La festa prevede vari eventi, ma quello più atteso è certamente la rievocazione storica, con i figuranti in costumi tradizionali, che termina con l’elezione della Dama del tortellino (nel 2020, MADDALENA FOSSATI DONDERO, direttrice del mensile “La Cucina Italiana”).

 

https://www.lasannicola.it/

Un altro prodotto tipico, questa volta delle nostre montagne, è la tigella. Questo è un pane povero e poco lievitato che in origine veniva cotto sul camino tra due dischi di pietra e poi farcito con salumi o lardo. In Appennino vengono comunemente chiamate crescentine, ma non c’è nessuna differenza.

Una curiosità legata a questi pani riguarda il fregio che i dischi utilizzati per la cottura incidevano sulla superficie. Il più comune e noto era quello di una stella-fiore, o fiore della vita, simbolo di prosperità e fecondità.

A Monte S.Giacomo, vicino a Zocca, è stato creato il Museo-Laboratorio del Borlengo, del Ciacio e della Tigella. Qui sono esposti vari strumenti della cultura contadina e i modellini funzionanti di una mietitrebbia e di un antico mulino che hanno catturato l’attenzione dei nostri bimbi. Inoltre è possibile partecipare a vari laboratori per imparare questa antica arte culinaria.

Se vuoi conoscere la nostra esperienza a Zocca, leggi il post Passeggiata nel “Bosco delle Betulle” tra natura, arte e cultura

Le tigelle sono presenti sul menu di qualunque trattoria di Modena e provincia, se vi trovate a passeggiare tra le vie del centro storico potreste fermarvi per un assaggio da Tigellino in Largo S. Giorgio n.95. Un’alternativa, economica ma sempre buona, è Dispensa Emilia in via Emilia Est n.985.

Per consultare i menu:
http://www.tigellinomodena.it
https://www.dispensaemilia.it

5. Info utili

1. Caseificio Santa Lucia
Via per Vesale, 141
41029 Sestola MO
Tel. 0536 67161
pagina FB 

2. Acetaia Leonardi
Via Mazzacavallo, 62
41043 Magreta MO
Tel. 059 554375
sito Web

3. MuSa – Museo della Salumeria Villani
Viale Eugenio Zanasi, 24
41051 Castelnuovo Rangone MO
Tel. 346 255 7407
sito Web

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