Ma l’aceto balsamico era noto già nel Medioevo.
Matilde di Canossa, lo usava come balsamo (da qui il termine balsamico) per la gola per le sue proprietà antisettiche.
Per l’uso in cucina occorre attendere il Rinascimento e la rivoluzione delle mode e delle tradizioni che ha portato la cultura dell’epoca. I banchetti di corte, simbolo di eleganza e potere, erano diventati sempre più lussuosi, raffinati e ricercati. La svolta agrodolce della gastronomia aristocratica rinascimentale assicurò l’inizio della fortuna del balsamico. Accanto al crescente ruolo come condimento, perduravano le sue qualità medicamentose tant’è che si narra che Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara, nel 1500 lo richiese per lenire le doglie del parto.
I primi segnali di produzione rivolta al commercio si ebbero nel 1861 quando l’aceto della famiglia Giusti fu portato all’expo di Firenze. Ha cominciato ad essere conosciuto e utilizzato in larga scala solo a fine anni ‘80 con le vendite, nei grandi supermercati, del balsamico prodotto con metodo industriale.