E’ comunemente chiamata Puma, ma in America esistono 40 modi diversi di definirla, a seconda della regione: puma, coguaro, leone di montagna…quella delle Everglades si chiama “Pantera della Florida” per identificare quella piccola comunità autoctona che qui ancora, e a fatica, resiste. Furono sterminate perché considerate un pericolo per l’uomo e il bestiame, pensa che negli anni ’70 si è stimato che fossero rimasti solo 12-20 esemplari. Oggi, grazie anche al fatto che è protetto da leggi federali, il loro numero è risalito (se ne contano circa 200), i, ma continua ad essere in pericolo. La principale minaccia è rappresentata dalla perdita dell’habitat a causa della deforestazione per fare spazio alle coltivazioni e all’urbanizzazione.
La maggior parte della popolazione di pantere vive a nord della Alligator Highway (Hwy 75) perché i terreni sono più elevati e rappresentano un’area di caccia migliore rispetto alle zone a sud periodicamente allagate. In queste aree infatti si trovano più prede di grandi dimensioni come maiali selvatici e cervi dalla coda bianca. Per mantenersi in salute, le pantere adulte devono consumare l’equivalente di circa 1 cervo alla settimana. Le femmine con i cuccioli hanno bisogno del doppio di questo apporto.
Nelle zone a sud i maiali selvatici sono scarsi e i cervi sono limitati alle aree asciutte o con bassi livelli di acqua (hammocks e pinelands). Qui una pantera deve uccidere e mangiare circa 10 procioni per eguagliare il valore del cibo di 1 cervo.
Le pantere hanno un solo predatore naturale, che è l’alligatore. Le femmine partoriscono da 2 a 4 cuccioli, che rimarranno con la madre fino ai 2 anni, dopodiché andranno a caccia da soli. Mentre il manto degli adulti è fulvo, cioè marrone chiaro, con sfumature bianche sul muso, sul petto e sulla parte interna delle zampe, i cuccioli presentano un manto con delle macchie scure sul dorso e la coda ad anelli.
Animale fiero, tenace ed impavido, nel 1982, è stato eletto simbolo della Florida.